“Non sono ancora le nove di mattina ed io ho già in mano una scatola piena di contraccettivi e opuscoli informativi, e davanti a me sono seduti in cerchio una ventina di adolescenti assonnati e frastornati. Sanno ancora di latte e merendine e, allo stesso tempo, già di birra e sigarette fumate di nascosto. Se ne stanno lì – corpi sovreccitati e ipercinetici o rinsaccati in un silenzio immobile – che aspettano di iniziare a parlare di “certi argomenti”.
“Ma davvero possiamo parlare di queste cose?” mi chiedono. Spesso sono stupiti del fatto che di sessualità, piacere, relazioni e tutto quello che c’è intorno si possa discutere apertamente con un adulto. Di solito però, dopo qualche minuto di studio reciproco, è come aprire il cosiddetto vaso di Pandora: emergono domande, dubbi, si fanno battute, provocazioni, si ride e ci si confronta. Il clima spesso si surriscalda, più raramente invece resta tiepido. I ragazzi e le ragazze – ciascuno a modo suo – sono curiosi di sapere di più su sesso e salute. Fanno domande ed espongono opinioni, propongono chiavi di lettura inaspettate, creative o più prevedibili per chi ascolta le loro parole da ormai quasi un decennio.
Mi ritrovo quindi a parlare di eiaculazione femminile, non-binarismo di genere, preservativi che vanno usati correttamente, prime volte e primi baci, genitori e insegnanti che non ti capiscono, seni che non crescono mai abbastanza e peni che già sono pronti a misurarsi con aspettative schiaccianti. Spesso mi chiedo, divertita e stremata: è antropologia quella che sto facendo? Come sono finita a parlare di sesso a orde di adolescenti dall’ormone impazzito e a rispondere alle loro preziose e strampalate domande condividendo con loro risate, emozioni, dubbi e silenzi?”
Raccontare come ho iniziato ad occuparmi di educazione affettiva e sessuale non solo ha a che fare col mio percorso di studio e professionale, bensì anche con la mia personalità e le mie inclinazioni. Puoi continuare a scoprire come sono finita a fare questo strambo lavoro leggendo il mio e gli altri interessanti contributi raccolti nel volume a cura di Miriam Castaldo e Maria Concetta Segneri “Antropologhe in cors(i)a. La professione dell’antropologo medico nella sanità pubblica italiana”.